Viserba, 27/02/2012. Nei giorni scorsi ho giocato parecchio con la mia nuova fotocamera. Ho fatto prove di scatto in interno, esterno, effetti speciali, macro...
Ero alla ricerca di piccoli oggetti da fotografare e naturalmente mi sono venuti in mente i bottoni della scatola della mia nonna. Ho scelto due piccoli oggetti di metallo dorato e una volta scaricate le immagini su computer mi sono chiesta: ma cosa sono? Li ho avuti tra le mani tante volte, anche quando ero piccina, ma non sapevo di preciso di cosa si trattasse.
Così ho pensato di inviare una mail a Giorgio Gallavotti, l'uomo dei bottoni. Io pensavo si trattasse di due stemmini decorativi per giacca ma lui mi ha risposto che trattandosi di due pezzi identici era più probabile che si trattasse di gemelli per camicia e che quello ritratto sembrava uno stemma pubblicitario di una fonte di benessere visto che si intravedeva una donna intenta a fare delle cure termali. La corona poteva essere indizio di terme in una villa di nobili. Giorgio mi ha anche scritto che sotto all'immagine pareva esserci scritto qualcosa, cosa che io non avevo notato. Mi sono armata di lente di ingrandimento, come mi ha suggerito, ma non sono riuscita a leggere le lettere minuscole.
Ho scattato altre immagini e ingrandito il più possibile l'immagine sul computer fino a quando sono riuscita a intravedere la scritta: ALEA IACTA EST. Io il latino non l'ho studiato e storia non era una delle mie materie preferite quindi ho digitato la frase su Google e scoperto che significava: "il dado è tratto" o meglio ancora: "il dado è stato lanciato". Frase pronunciata da Giulio Cesare quando con il suo esercito proveniente dalla Gallia varcò il confine italiano che era appunto il fiume Rubicone. Violando il confine prese una decisione irrevocabile perché era come dichiarare guerra a Roma e infatti scoppiò la seconda guerra civile.
Il Rubicone... Savignano... dove abitavano i miei nonni!
Più per curiosità che per altro ho cliccato "Immagini" relative ad "ALEA IACTA EST" e proprio nella seconda riga mi appare lo stesso stemmino dei due piccoli oggetti di metallo: Stemma Provincia di Forlì-Cesena. Incredibile! Che fortuna! Intanto proseguiva lo scambio di mail con Giorgio. Io gli spiegavo che la nonna Palmira aveva gestito per molti anni il bar della stazione di Savignano, (la mia cugina Ivana di secondo o terzo grado, che vive a Cervia, mi racconta spesso che quando era ragazzina la mandavano dalla zia a dare una mano al bar), che il nonno andava a caccia... e Giorgio mi rispondeva che forse si trattava di un distintivo che gli permetteva di andare a caccia in tutto il territorio della provincia di Forlì. Oppure si trattava di distintivi che erano in vendita insieme ai giornali nel bar della stazione...
Ero alla ricerca di piccoli oggetti da fotografare e naturalmente mi sono venuti in mente i bottoni della scatola della mia nonna. Ho scelto due piccoli oggetti di metallo dorato e una volta scaricate le immagini su computer mi sono chiesta: ma cosa sono? Li ho avuti tra le mani tante volte, anche quando ero piccina, ma non sapevo di preciso di cosa si trattasse.
Così ho pensato di inviare una mail a Giorgio Gallavotti, l'uomo dei bottoni. Io pensavo si trattasse di due stemmini decorativi per giacca ma lui mi ha risposto che trattandosi di due pezzi identici era più probabile che si trattasse di gemelli per camicia e che quello ritratto sembrava uno stemma pubblicitario di una fonte di benessere visto che si intravedeva una donna intenta a fare delle cure termali. La corona poteva essere indizio di terme in una villa di nobili. Giorgio mi ha anche scritto che sotto all'immagine pareva esserci scritto qualcosa, cosa che io non avevo notato. Mi sono armata di lente di ingrandimento, come mi ha suggerito, ma non sono riuscita a leggere le lettere minuscole.
Ho scattato altre immagini e ingrandito il più possibile l'immagine sul computer fino a quando sono riuscita a intravedere la scritta: ALEA IACTA EST. Io il latino non l'ho studiato e storia non era una delle mie materie preferite quindi ho digitato la frase su Google e scoperto che significava: "il dado è tratto" o meglio ancora: "il dado è stato lanciato". Frase pronunciata da Giulio Cesare quando con il suo esercito proveniente dalla Gallia varcò il confine italiano che era appunto il fiume Rubicone. Violando il confine prese una decisione irrevocabile perché era come dichiarare guerra a Roma e infatti scoppiò la seconda guerra civile.
Il Rubicone... Savignano... dove abitavano i miei nonni!
Più per curiosità che per altro ho cliccato "Immagini" relative ad "ALEA IACTA EST" e proprio nella seconda riga mi appare lo stesso stemmino dei due piccoli oggetti di metallo: Stemma Provincia di Forlì-Cesena. Incredibile! Che fortuna! Intanto proseguiva lo scambio di mail con Giorgio. Io gli spiegavo che la nonna Palmira aveva gestito per molti anni il bar della stazione di Savignano, (la mia cugina Ivana di secondo o terzo grado, che vive a Cervia, mi racconta spesso che quando era ragazzina la mandavano dalla zia a dare una mano al bar), che il nonno andava a caccia... e Giorgio mi rispondeva che forse si trattava di un distintivo che gli permetteva di andare a caccia in tutto il territorio della provincia di Forlì. Oppure si trattava di distintivi che erano in vendita insieme ai giornali nel bar della stazione...
Il rebus iniziava a sbrogliarsi ma restava ancora misterioso e così ho deciso di telefonare allo zio Roberto.
Lo zio mi ha raccontato che la nonna era di Vicenza mentre il nonno Raffaele era romagnolo, (1911-1970). Il nonno Raffaele era falegname ed ha lavorato per tanti anni in un negozio di giocattoli di legno a Cesenatico di proprietà di un ebreo. Durante l'occupazione dei tedeschi il proprietario aveva chiesto al nonno se poteva aiutarlo a fuggire in montagna insieme ai partigiani ma il nonno non aveva contatti e non poté aiutarlo. In ogni caso sarebbe stato molto pericoloso aiutare un ebreo. Un giorno il proprietario del negozio sparì e il nonno Raffaele perse il lavoro. I miei nonni si trasferirono da Cesenatico a Savignano, dove mi pare di capire che erano già stati e per un po' di tempo il nonno lavorò come volontario guardiacaccia, (aveva la passione per caccia e pesca). Dopo alcuni anni fu assunto e divenne un guardiacaccia dipendente della provincia di Forlì. E qui forse si risolve il mistero. Lo zio Roberto mi ha detto: potrebbero essere le mostrine della divisa da guardiacaccia del nonno Raffaele.
Lo zio mi ha raccontato che la nonna era di Vicenza mentre il nonno Raffaele era romagnolo, (1911-1970). Il nonno Raffaele era falegname ed ha lavorato per tanti anni in un negozio di giocattoli di legno a Cesenatico di proprietà di un ebreo. Durante l'occupazione dei tedeschi il proprietario aveva chiesto al nonno se poteva aiutarlo a fuggire in montagna insieme ai partigiani ma il nonno non aveva contatti e non poté aiutarlo. In ogni caso sarebbe stato molto pericoloso aiutare un ebreo. Un giorno il proprietario del negozio sparì e il nonno Raffaele perse il lavoro. I miei nonni si trasferirono da Cesenatico a Savignano, dove mi pare di capire che erano già stati e per un po' di tempo il nonno lavorò come volontario guardiacaccia, (aveva la passione per caccia e pesca). Dopo alcuni anni fu assunto e divenne un guardiacaccia dipendente della provincia di Forlì. E qui forse si risolve il mistero. Lo zio Roberto mi ha detto: potrebbero essere le mostrine della divisa da guardiacaccia del nonno Raffaele.
Mi ha suggerito di dare un'occhiata al cappello della divisa da guardiacaccia, che conserva mia sorella, per verificare se riporta lo stesso stemma. Ho telefonato a mia sorella e chiesto se poteva fotografare il cappello e inviarmi la foto. Eccolo qui! In effetti si tratta dello stesso stemma anche se molto più semplificato perché cucito a mano. Manca il ponte, la fonte da cui esce l'acqua, la scritta in latino... ma è lo stesso stemma!
Vi è piaciuta questa storia? Questi due piccolissimi oggetti di metallo racchiudevano tante notizie interessanti e legate alla mia storia familiare. La penultima immagine del post l'ho scattata nel settembre 2010 quando sono andata a Savignano a raccogliere castagne matte con Topastro. Si tratta del ponte romano sul Rubicone, il ponte riprodotto sullo stemma.
Qui potete vedere le foto e qualche racconto dei bottoni di Sandra: I BOTTONI.
Qui potete vedere le foto e qualche racconto dei bottoni di Sandra: I BOTTONI.
che bella ricerca, davvero! le storie di famiglia sono sempre appassionanti e attraverso di esse impariamo la storia, la geografia, le tradizioni ... brava!
RispondiEliminaho un premiuccio per te ...
RispondiEliminama wow! è incredibile come dietro un piccolo oggetto possa esserci tutta una storia familiare.
RispondiEliminaEd è altrettanto bello che ci siano persone come tu curiose di vita a tal punto da cercare le storie custodite dagli oggetti!
Brava Claudia!
@biancifiore: è vero! E sono cose che si ricordano, non come quelle studiate sui libri che paiono così lontane e poco emozionanti. Grazie per il premio!
RispondiElimina@MotoPerpetuo: si, sono curiosa. E' stato davvero bello scoprire un pezzetto per volta la storia di questi due piccoli stemmini :-)
Micro e macro storia, il loro affascinante rapporto ed il loro compendiarsi...stupendo esempio.
RispondiEliminaPreziosissimi documenti in una scatola ....di bottoni. Davvero emozionante tutto il tuo racconto. Questa faccenda dei bottoni mi ha preso: ho passato le ultime 4,5 ore a rovistare tra i bottoni. Ne ho "persi" parecchi: sono rimasti a scuola ...usati con la classe prima nel mio ultimo anno. Un po' mi dispiace ma spero continuino a servire...
Sono in attesa dei libri che Giorgio, l'uomo dei bottoni, mi ha spedito oggi. E poi sicuramente una delle prossime domeniche andrò al museo.
Ciao Claudia, buona settimana.
Sandra
Grazie Sandra! I bottoni che hai "perso" hanno sicuramente toccato tante mani e sono serviti a fare mille lavoretti, quindi dovresti essere contenta di non averli più. Non lo pensi anche tu? Se vai a fare un giro al Museo dei Bottoni potremmo incontrarci. Se ti va e se riusciamo ad organizzarci...
RispondiEliminaCiao Claudia! Ti ho conosciuta tramite Sandra e sono venuta a curiosare. Ho notato che sei caparbia come me. No hai mollato fino a che non sei riuscita a scoprire tutto sugli stemmi.
RispondiEliminaTi seguirò. Ciao e buona serata.
Erika
Grazie Erika :-) se una cosa mi interessa sono piuttosto testarda, si si. Buona serata anche a te!
RispondiEliminaQueste storie sono bellissime, da due stemmi potresti scrivere un romanzo! Ho anch'io un paio di oggetti "storici" di cui mi piacerebbe sapere di più ... mi hai fatto venire voglia di provare a tirar fuori la la loro storia, chissà se ci riuscirò.
RispondiEliminaIo mi sono divertita tanto a cercare di scoprire cosa fossero. Ogni piccola notizia ricavata mi spingeva ad andare avanti e mi appassionava sempre più. E' stato molto bello anche ascoltare il racconto di mio zio visto che io il nonno non l'ho conosciuto: è morto un paio di anni prima che io nascessi. Spero che anche tu scopra la storia dei tuoi oggetti e magari, se non è troppo personale, ce la racconti :-)
RispondiEliminaAvevo letto questa mattina il post velocemente dal cellulare e sono tornata a rileggerlo meglio ora;)...
RispondiEliminaDavvero interessante brava!
Bello bellissimo il racconto...mia mamma è appassionatissima di storie antiche di famiglia ed ha realizzato un albero genealogico che parte dall'albore dei tempi...ha fatto una pazza ricerca di parenti in tutta italia per farsi mandare foto antiche ed ha realizzato pure un dvd di circa 6-700 fotografie dalle più vecchie alle recentissime. Io ci sto dentro e mi iscrivo al tuo blog...sarò solo una pagliuzza nelle centinaia di iscritti che hai!!!! Bacione
RispondiElimina@MammaModelloBase: grazie!
RispondiElimina@BiancaneveRossa: un albero genealogico... bello! Penso che oggigiorno non lo faccia nessuno, eppure è una cosa così affascinante... L'ultimo che ho visto mi pare fosse al Castello di Montebello, dove vive il fantasma di Azzurrina :-)
Non importa se ho tanti lettori o persone che mi seguono, (tra l'altro non ho mai fatto giveaway allo scopo di aumentare questo numero), mi fa piacere che tu ti sia aggiunta, non ti considero un numero ma una persona simpatica.
Claudia la tua lavagna Pinterest è così bella che ho provato a farne una....mi sono arresa al secondo step: non ci capisco un cappero...ah..ah...ah!
RispondiEliminaTi ho inviato un messaggio tramite fb Sandra!!
RispondiEliminaLa ricerca della simbologia di quei due oggetti è stata affascinante. Pensate che al Museo dei Bottoni viene raccontata la storia del 1900 attraverso la simbologia.
RispondiEliminaVi sono 8500 bottoni. Io mi sono divertito un mondo a scoprire i loro segreti e se venite al Museo ve li faccio conoscere. VI aspetto